Francesco Candela medico di medicina generale, omeopata e docente di omeopatia e bioterapie, esperto in medicina estetica presenta il suo ultimo libro.
Francesco, medico e scrittore, quale è il filo conduttore di queste tue due professioni?
Il mio ultimo romanzo “La luce dell’ombra”, racconta la storia di un uomo di mezza età, trasferito in Brasile, luogo dove ha incontrato una compagna di vita. Il protagonista ha avuto un’adolescenza conflittuale col padre (con un lungo flash back nella Como anni ‘70) con problematiche nevrotiche che lo accompagnano. Durante un viaggio in Italia, a Genova causa lavoro, decide di andare a rivedere la casa paterna e lì scoprirà un mistero che lo riguarda e che sconvolgerà la sua vita accompagnando con un pathos crescente la sua permanenza a Genova. Per questo è stato definito giallo sentimentale. Come spesso accade l’ispirazione è tratta dal voler entrare nelle enigmatiche e irrazionali problematiche dell’inconscio, dando voce a personaggi con una carica di umanità e sensibilità spesso ignorata nel vivere quotidiano.
C’è qualcosa di autobiografico in La luce dell’ombra?
Nel libro non c’è nulla di autobiografico se non i luoghi descritti perché sono luoghi dove ho vissuto e che ben conosco. La trama è fitta di molta esperienza di ascolto come medico e percezione della sofferenza e disagio di molte persone tra le quali anche i transgender.
All’interno della luce dell’ombra credo ci sia una profonda introspezione ed analisi dei personaggi pur senza sfociare in una noiosa valutazione psicologica. Il successo del libro credo sia dovuto al fatto che ogni problema vissuto sia riconducibile in linea generale ad ognuno di noi, e ciascuno può identificarsi all’interno del/dei protagonisti.
Il libro scorre veloce e dalla metà in avanti si sussegue un pathos crescente che culminerà con una emozionante sorpresa finale.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai altri libri o meglio idee che vorresti poi sviluppare?
Ho appena iniziato a scrivere il mio terzo libro. Sarà un noir/giallo ambientato a Parigi. Di più non posso dire…
